I prezzi dei Titoli di Stato in euro sono cresciuti del 5% medio nel semestre a cavallo tra il 2015 e il 2016: i Bund decennali tedeschi con scadenza agosto 2025 hanno guadagnato il 5.90% tra luglio e febbraio, i titoli francesi con scadenza novembre 2025 il 5.76% tra settembre e febbraio, nello stesso periodo il prezzo del Btp italiano con scadenza dicembre 2025 è salito del 5.34%. Da notare inoltre che il Btp a 30 anni messo all'asta il 2 febbraio dal Tesoro, con cedola al 2.70% e scadenza al 1 marzo 2047, ha ricevuto richieste fino a 23 miliardi (disponibilità di 9 miliardi, collocato ad un prezzo di 99.182).
Leggi anche: Investire nel 2016, guide e consigli degli analistiMa si tratta di movimenti che indicano un reale interesse per gli investimenti in Titoli di Stato nel 2016 oppure c'è dell'altro? Come scritto da Angelo Drusiani su Corriere Economia, è merito del "fascino della strategia adottata per il quantitative easing"? In realtà va detto che quando c'è tempesta sulle azioni in Borsa e/o come detto sopra fuga dalle obbligazioni bancarie per vari motivi, l'approdo ai bond governativi è spesso solo temporaneo, un parcheggio per la liquidità in attesa di tempi migliori che fa salire i prezzi.
Soprattutto in una situazione come l'attuale, con la Banca Centrale Europea impegnata col QE e che da marzo potrebbe dare ancora un sostegno ai mercati, e nella quale si deve ricordare (non che ce ne sia bisogno per gli investitori più esperti) il rischio dovuto alle quotazioni in crescita ed ai rendimenti minimi. Infatti basta che l'attesa della variazione dei rendimenti di un titolo sia intorno ad 1 punto che il prezzo di un Titolo decennale può oscillare fino a 7 punti e oltre, rischio che aumenta con le scadenze più brevi in quanto i rendimenti sono ora negativi.
Il mercato dei Titoli di Stato europei vivrà un periodo di bassi tassi molto lungo, lo abbiamo scritto già in molte pubblicazioni sugli investimenti in obbligazioni e bond di vario genere: il QE fa quello che deve fare sotto questo aspetto, eppure non riesce a dare la scossa all'inflazione che rimane a livelli troppo bassi per via dei prezzi del petrolio e delle materie prime ai minimi ma anche ad una crescita economica europea non entusiasmante (anche se in realtà il discorso dell'inflazione troppo bassa riguarda anche l'economia statunitense, più vivace ma che costringe la Federal Reserve ad una politica monetaria prudente nonostante i - modesti - rialzi dei tassi di interesse).
Leggi anche: Consigli di Investimento col Quantitative Easing in Corso: Tre Portafogli per Guadagnare Limitando i RischiSu quali Titoli di Stato italiani investire? Se c'è da investire... Di certo conviene avere nel proprio portafoglio più bond a cedola fissa che a cedola indicizzata, su questo gli analisti non hanno dubbi. Ad esempio i CCT non appaiono un buon investimento, allo stato attuale delle cose, perchè il valore delle cedole future verrà calcolato sulla base del rendimento dei Bot semestrali nel caso delle vecchie emissioni, del rendimento del tasso Euribor semestrale, per i titoli collocati a partire da ottobre 2010, più una maggiorazione: ecco, questa maggiorazione non appare certo un incentivo sufficiente visto che ad esempio i tassi Euribor sono ora in negativo e resteranno a valori bassissimi per ancora un bel po'.
Meglio il Btp Italia indicizzato all'inflazione allora: certo, negli ultimi sei mesi il recupero dell’inflazione non ha integrato il pagamento delle cedole stabilite all'atto del collocamento perchè appunto poco sopra lo zero, ma l'obiettivo della BCE col Quantitative Easing è proprio farla ripartire ed avvicinarsi al 2% programmatico, e appunto spingendo sul QE il costo della vita è l'unico elemento che dovrebbe crescere (non certo i rendimenti di base, tanto meno l'Euribor). Insomma, se per investire in Btp conviene puntare a quelli indicizzati all'inflazione, cercando di commisurare la sicurezza dell'investimento alla redditività (bassa, sufficiente o discreta).