Per trovare azioni da comprare si analizzano prezzo, dividendi, valore contabile e capitalizzazione.
La selezione delle azioni può utilizzare informazioni di vario tipo, ad esempio indicatori tecnici, fondamentali di bilancio e multipli di mercato. Per acquisire familiarità con questa interessante strategia per investire in borsa è necessario conoscere i corretti criteri per scegliere le azioni da comprare, i loro punti di forza e di debolezza, quindi combinare due o più criteri di selezione per generare un elenco di azioni sicure su cui investire.
Criteri per scegliere le migliori azioni da comprare
I criteri per trovare azioni da acquistare sono sei: capitalizzazione, rendimento del capitale, rapporto prezzo/utili, rapporto prezzo/valore contabile, beta (indicatore di rischio sistematico o non diversificabile), rendimento da dividendi. Vediamoli uno per uno, con alcuni esempi numerici presi dal mercato statunitense e italiano ma validi ovunque.Meglio comprare azioni ad alta capitalizzazione
Un primo criterio per selezionare le azioni da acquistare può essere la capitalizzazione delle società: sebbene sia un criterio che "dice poco" se utilizzato singolarmente, vale la pena sottolineare che la dimensione dell'impresa è comunque indice di potere di mercato, capacità di fare scala, proprietà di marchi o tecnologie sfruttate a livello globale.Ad esempio, sul mercato statunitense nel 2011-12 una selezione di società con una capitalizzazione di oltre 100 miliardi di dollari ha ottenuto una performance di oltre 10 punti sopra l'indice S&P 500, trainata dai colossi tecnologici Apple e Google ma anche da aziende come Ibm e Coca Cola.
Se si analizza il mercato italiano si nota una minore correlazione tra capitalizzazione e performance delle azioni in borsa, ma bisogna considerare la minore dimensione dell'intero mercato. Anche in questi casi la capitalizzazione può essere un filtro utile per restringere i risultati della selezione dei titoli, utilizzandola con altri parametri per valutare società di un certo livello dimensionale.
Rendimento del capitale per scegliere azioni da acquistare
La redditività del capitale proprio (in inglese return of equity, o Roe) è una misura della redditività aziendale ed è calcolato come il rapporto tra l'utile netto e il patrimonio netto (attività dell'azienda, al netto dei debiti e delle altre passività). Il valore del Roe è normalmente espresso in percentuale ed è una misura di quanto il patrimonio netto dell'azienda ha “prodotto” in termini di utili, nell'ultimo esercizio.Un rendimento del capitale superiore al costo del capitale (rendimento su altri investimenti, comparabile in termini di livello di rischio) è indice della capacità dell'azienda di creare valore e dovrebbe essere garanzia di una maggiore capacità di crescita dei titoli nel mercato rialzista e/o di resistenza nei periodi più difficili.
Questa teoria è confermata dai dati reali: da una selezione di società italiane con Roe superiore al 15% si sarebbe potuto ottenere un rendimento, nell'anno 2020, di 9 punti in più rispetto all'indice Ftse Mib, mentre società con Roe inferiore del 5% hanno ottenuto una performance media di 13 punti inferiore.
Trovare le migliori azioni con il rapporto prezzo - guadagno
Il rapporto prezzo - utili è forse l'indicatore più utilizzato da chi cerca di avvicinarsi all'analisi (e alla scelta) delle azioni da comprare secondo i criteri fondamentali. Un P/E basso indica che si sta "pagando meno" per i guadagni dell'azienda, quindi il titolo in questione è abbordabile ma potrebbe anche significare che le aspettative di guadagni futuri non sono particolarmente positive.Da un'analisi di 50 azioni del mercato statunitense si è visto che quelle che mostrano un rapporto prezzo - utili maggiore di 15 (un valore normalmente considerato lo spartiacque tra titoli economici e non economici) sembrano performare meglio dei tioli con un rapporto compreso tra 0 e 15, mentre logica suggerirebbe il contrario; anche il P/E quindi non deve essere l'unico parametro per la selezione delle azioni da acquistare.
Una nota pratica: quando si utilizza il rapporto prezzo - utili per scegliere le azioni su cui investire è sempre opportuno impostare entrambi gli estremi per evitare di ottenere risultati indesiderati. Con P/E inferiore a 15, ad esempio, si mettono in elenco anche le aziende in perdita, mentre impostano un P/E tra 0 e 15 verranno estratte solo le aziende che hanno un rapporto prezzo-utili abbordabile.
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Rapporto prezzo - valore contabile: un valore basso non è sempre indice di convenienza
Si tratta di un importante criterio per scegliere le azioni perché fotografa la realtà del momento, dato che il rapporto prezzo - valore contabile (in inglese price - book value ratio o P/BV) indica la relazione tra prezzo dell'azione e valore del patrimonio netto risultante dall'ultimo bilancio.Un rapporto inferiore a 1 significa che si sta pagando all'azienda meno del valore dell'attivo di bilancio al netto del passivo, ma questo non significa automaticamente che si sta facendo un affare, almeno fino a quando non si verificherà la capacità dell'azienda di produrre profitti.
Da un'analisi eseguita nel 2012 da Fitch delle società quotate sul Ftse Mib, tra quelle con rapporto P/BV inferiore a 0,5 molte erano in rosso, praticamente tutte le banche e diversi Comuni: queste società negli ultimi anni prima dell'analisi avevano deluso i risultati economici e nei 12 mesi precedenti avevano prodotto una performance di oltre 20 punti inferiore al già pessimo risultato del Ftse Mib.
Il gruppo di aziende con rapporto prezzo - valore contabile maggiore di 3 comprendeva invece brand made in Italy di grande successo come Tod’s, Ferragamo, Luxottica e Saipem, una delle aziende più performanti degli ultimi anni.
Ovviamente non si può usare solo il rapporto prezzo - valore contabile per trovare le migliori azioni da compare, perché un alto rapporto P/BV può talvolta essere determinato da un denominatore (il valore contabile dell'ultimo bilancio) deteriorato a causa delle perdite: infatti nella selezione di aziende con P/BV superiore a 3 un terzo del totale era con i conti in rosso.
Rischio sistematico o non diversificabile per trovare azioni sicure o rischiose
Con l'indicatore di rischio sistematico o non diversificabile si possono individuare i titoli ciclici o difensivi, in quanto misura la quantità di rischio che un'azione aggiunge al portafoglio di investimento e che non può essere ridotto scegliendo altri titoli, anche se appartenenti a diversi settori.Il rischio sistematico o non diversificabile si misura con l'indicatore beta, che se inferiore a 1 ci dice che un'azione si muove in media meno che proporzionalmente ai cambiamenti del mercato ed è quindi un'azione difensiva: ad esempio con un beta di 0,5 possiamo aspettarci che se il mercato sale o scende dell'1% il titolo aumenterà o diminuirà dello 0,5%. Invece un valore dell'indicatore beta elevato evidenzia i titoli ciclici, più influenzati, ad esempio, dalle variazioni del ciclo economico o dal mercato stesso, come spesso accade per i titoli del settore finanziario.
È logico evidenziare che nelle fasi di crescita del mercato sono preferibili titoli ciclici ad alto beta, viceversa nei momenti di stallo o nelle fasi di crisi è meglio investire in azioni difensive a basso rischio sistemico. Ovviamente l'indicatore beta si deve usare insieme agli altri criteri per costruire un portafoglio d'investimenti in azioni, in particolare può essere usato proficuamente come parametro di controllo o in combinazione con altri filtri di selezione.
Rapporto dividendo - prezzo per trovare azioni da comprare: utilizzabile da solo o come filtro secondario
Il dividend yield è calcolato come rapporto percentuale tra il dividendo corrente (ultimo dividendo approvato) e il prezzo dell'azione e misura la remunerazione agli azionisti che la società dà nell'ultimo anno. Una forma alternativa è il riacquisto di azioni proprie.Una società sana è generalmente in grado di distribuire dividendi per remunerare i propri azionisti, dunque il rapporto dividendo - prezzo misura la capacità di distribuire dividendi. Ma attenzione: in alcuni casi un rendimento da dividendi elevato può indicare scarso reinvestimento o scarse prospettive di crescita.
Ciò è in parte confermato dall'analisi fatta da Fitch qualche anno fa: diverse selezioni di titoli basate su differenti livelli di dividend yield (-6%,-4%, -2%, 0%, 2%, 4%, 6% o più) hanno rilevato che solo nella fascia tra il 2% e il 4% le performance sono state migliori di quelle dell'indice Ftse Mib, mentre in quello con un rapporto dividendo-prezzo superiore al 6% si sono registrate molte società in settori stabili ma con limitate possibilità di espansione.
Pertanto, anche il dividend yield non fornisce risposte univoche di per sé ma deve essere necessariamente utilizzato in combinazione con altri parametri.