Analisi della situazione economica per il 2019/20 e previsioni sull'andamento del dollaro: fine degli stimoli fiscali e rallentamento della crescita, situazione difficile.
Nel 2018 il differenziale tra i tassi di interesse Usa e quelli dei sette principali partner commerciali del paese è cresciuto per via dell'aumento dei tassi da parte della Fed, un po' più alto di quanto previsto. Ma il fattore forse più importante per le previsioni sul dollaro nel 2019 è senz'altro l'andamento dell'economia globale, prevista in rallentamento, e anche se non si prospetta una forte flessione né una cessione del rischio significativa, le valutazioni di BCE e FED sono cambiate rispetto a un anno fa: la prima ha fatto intendere che i tassi resteranno al minimo ancora a lungo e ha annunciato un secondo QE con avvio a novembre, la seconda ha accantonato la "normalizzazione" e, dopo aver bloccato i rialzi dei tassi previsti fino a circa un anno fa, ha tagliato tre volte i tassi Usa in tre mesi (31 luglio, 18 settembre, 30 ottobre), avviando anche un nuovo programma di acquisto titoli da 20 miliardi di dollari al mese, lo stesso importo - in euro ovviamente - del nuovo Quantitative Easing europeo che partirà a novembre.
Difficile comunque fare affidamento alle serie storiche degli ultimi 20 anni per valutare il possibile andamento del dollaro in base all'andamento dell'economia, in quanto le condizioni sono notevolmente cambiate, dal livello dei tassi di interesse americani (molto alti negli anni 90, poi ridotti a poco più di zero dopo la crisi del 2008 e ora in crescita ma a livelli moderati) alla situazione dei mercati emergenti. Per il 2019 si prevede una stabilizzazione della crescita del Pil dei Paesi Emergenti, con una bassa esposizione del debito delle valute estere e con costi di finanziamento del dollaro più bassi rispetto alla fine degli anni 90.
Più specificatamente per quel che riguarda l'economia statunitense, bisogna sottolineare che lo stimolo fiscale ha fatto in parte da traino alle sue ottime performance recenti e all'apprezzamento del dollaro: l'impatto positivo sulla crescita del Pil di queste politiche fiscali implementate dalla presidenza Trump è stato immediato e ha spinto flussi di investimenti verso domanda e produzione interne, facendo anche aumentare i rendimenti e dunque sostenendo la moneta. Il fatto è che questi stimoli fiscali hanno lavorato su una economia già prossima alla sua piena capacità, come dimostra il livello ai minimi storici della disoccupazione, e stanno per giungere al termine del "periodo di spinta".
Quando il disavanzo di bilancio degli Usa sarà corretto in base al differenziale tra prodotto effettivo e prodotto potenziale (ora prossimo a zero), si prevede che ci sarà anche un forte deterioramento del disavanzo corretto per il ciclo: nel corso del 2019 questo potrebbe avere come conseguenza, insieme all'esaurirsi degli effetti dovuti agli stimoli fiscali, un rialzo sui premi di rischio americani dovuto al problema del doppio disavanzo (il saldo di C/A dovrebbe essere pari a circa -3% del PIL e il saldo di bilancio prossimo a -5% del PIL, secondo gli analisti di Lombard Odier, importante banca d'affari svizzera).
Ecco allora che per la fine del 2019 / inizio del 2020 i mercati chiederanno un dollaro più debole per poter compensare il più alto livello di rischio e la fine dei benefici fiscali. Da notare anche che con la situazione politica emersa dalle elezioni di mid-term, che hanno portato a un Congresso diviso tra Repubblicani e Democratici, nuovi tagli e incentivi fiscali difficilmente potranno essere messi in campo.
Ci sono però quattro elementi che, nell'ambito delle previsioni sull'andamento del dollaro nel 2019, potrebbero spingere al rialzo il biglietto verde se si verificassero tutti insieme o quasi, o per lo meno limitarne il deprezzamento:
- rialzo imprevisto dell'inflazione Usa, che comunque alla luce di quanto affermato dal governatore Powell dopo l board della Fed del 19 giugno e del 31 luglio appare ancora più improbabile rispetto a quanto ipotizzabile a inizio anno
- economia mondiale in recessione, magari per lo scontro commerciale tra Usa e Cina o una crisi dei mercati emergenti o altri eventi non prevedibili
- gli effetti dell'attuale politica fiscale non cesseranno come ci si attende, tanto da sostenere ancora un periodo di crescita economica statunitense tale da rafforzare la domanda del dollaro
- improvvisa crisi in Europa a causa degli attriti tra Italia e Unione Europea