L'Ivafe è l'imposta sulle attività finanziarie all'estero, ovvero la tassazione di investimenti, polizze e conti correnti all'estero.
Le norme che regolano la tassazione su conti all'estero e le immobilizzazioni di capitale in genere sono il decreto 201-2011 e l'articolo 9 della legge 121-2014. Diamo preliminarmente le nozioni di base su calcolo Ivafe e chi deve pagarla, subito dopo diamo però spiegazione di importanti eccezioni che rappresentano in realtà casi molto comuni (in particolare su libretti di risparmio e conti correnti in Paesi UE e aderenti al SEE, e su polizze di assicurazione con compagnie estere).
Aliquota Ivafe e calcolo
Esattamente come per l'imposta di bollo applicata in Italia, anche l'Ivafe ha un'aliquota del 2 per mille. Il calcolo dell'Ivafe è quindi facile, basta moltiplicare la somma immobilizzata per 0,002. Attenzione: come spiegato più sotto, solo per libretti e conti correnti in Paesi dell'UE e aderenti al SEE (Spazio Economico Europeo) è fissa e pari a 34,20 euro, mentre per quelli in paesi che non fanno parte è del 2 per mille.La base imponibile per il calcolo dell'Ivafe è il valore di mercato del prodotto finanziario in questione, rilevato a fine anno solare nel paese in cui è tenuto e rapportato al periodo di reale godimento da parte del titolare-contribuente (quindi se acquisito dopo il 1 gennaio o ceduto prima del 31 dicembre). Se il prodotto è cointestato ogni contitolare vedrà il valore di mercato su cui fare il calcolo dell'Ivafe rapportato alla sua quota.
Chi deve pagare l'Ivafe e su quali prodotti finanziari
La tassa sulle attività finanziarie e le immobilizzazioni di capitale all'estero deve essere pagata dalle persone fisiche residenti in Italia. Nella più parte dei casi l'Ivafe va pagata direttamente dal contribuente che la deve inserire nella dichiarazione dei redditi, più precisamente nel quadro RW del Modello Redditi PF, a differenza dell'imposta di bollo applicata in Italia che viene pagata direttamente dalla finanziaria o dalla banca dove si ha il conto, il libretto ecc...Si paga l'Ivafe su conti all'estero, libretti, e ogni altra immobilizzazione di capitale se si è proprietari o detentori di un altro diritto reale sul prodotto finanziario in questione, senza eccezioni in base al modo di acquisizione del diritto (quindi anche se per successione o donazione).
L'Ivafe non si paga su conti, libretti, polizze d'investimento e immobilizzazioni di capitale detenuti all'estero presso intermediari italiani: in questi casi c'è un'imposta di bollo prevista dal'articolo 19 del decreto 201-2011, nell'ambito dell'articolo 13, commi 2-bis e 2-ter, della Tariffa, Allegato A, Parte Prima, del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 642.
Non c'è un'esenzione Ivafe per i lavoratori dipendenti che lavorano continuativamente in Paesi vicini all'Italia se hanno la residenza fiscale italiana (cfr articolo 2 comma 2 del Tuir).
Pagamento Ivafe e scadenza
Come detto, la più parte delle volte di quando è dovuta l'imposta sulle attività finanziarie all'estero a doverla versare è il contribuente tramite la dichiarazione dei redditi: l'Ivafe ha le stesse scadenze di Irpef e cedolare secca relative al periodo di imposta di riferimento. Bisogna indicare nel quadro RW del Modello Redditi PF il valore in euro degli importi in valuta. Si può pagare l'Ivafe a rate (cfr articolo 20 decreto legislativo 241-1997).Per stabilire se per un certo anno fiscale è dovuto l'acconto Ivafe va controllato l'importo totale dell'anno prima: se non oltre i 51,65 euro non è dovuto acconto, se oltre tale soglia si deve pagare l'acconto al 100% del suo ammontare; si può pagare l’acconto in due rate se l'importo dovuto è almeno di 257,52 euro.
Il versamento non va effettuato se l'ammontare di quanto dovuto non è superiore a 12 euro, in tutti gli altri casi invece bisognerà utilizzare il Modello F24 con codice tributo 4047 per la prima rata d’acconto di giugno, 4048 per la seconda o unica rata d’acconto di novembre, e 4043 per il saldo di giugno dell'anno seguente.
Ivafe su conto corrente o libretto di risparmio in Paesi UE o SEE
Questo è un caso molto comune e che rappresenta una importante eccezione al calcolo dell'Ivafe su indicato: un residente in Italia con libretto di risparmio o conto corrente all'estero in un Stato membro dell'Unione Europea o appartenente allo Spazio Economico Europeo paga un'imposta fissa pari a 34,20 euro, se il valore medio di giacenza annuo risultante dagli estratti conto e dai libretti è superiore a 5000 euro.Per il calcolo del limite di 5000 euro vanno considerati tutti i conti e libretti all'estero che il contribuente detiene presso lo stesso intermediario, ovvero si sommano tra di loro tutti conti e libretti presso la stessa banca, se in banche diverse non si sommano. Inoltre si sommano se con la stessa intestazione, ovvero non si sommano un conto corrente intestato a se stessi e un conto corrente cointestato con altre persone (in tal caso si considera per il calcolo solo la propria quota).
Se il conto corrente ha una giacenza media annuale di valore negativo, non concorre a formare il valore medio di giacenza (non si somma nè si sottrae). Non si considera il periodo di detenzione del rapporto durante il periodo d’imposta.
Ivafe su polizze d'assicurazione estere
L'imposta va pagata se la polizza non è oggetto di contratti di amministrazione con una fiduciaria residente o con altri intermediari residenti in Italia ed è stata stipulata con compagnia estera operante in Italia in regime di libertà di prestazione di servizi che non abbia esercitato l'opzioni per l'applicazione dell'imposta di bollo in modo virtuale e quella dell'articolo 26 ter del DPR 600-1973 sull'imposta sostitutiva delle imposte sui redditi.Dunque non si paga Ivafe su polizze stipulate per conto di residenti italiani da assicurazioni estere che esercitano entrambe le opzioni, per le quali c'è invece la consueta tassazione sulle polizze assicurative d'investimento.
Se la compagnia assicurativa estera non esercita le due opzioni e affida la polizza a una fiduciaria residente o ad un altro intermediario residente in Italia, si paga l'imposta di bollo ma non l'Ivafe: sarà la fiduciaria o l'intermediario a dover applicare e versare le ritenute alla fonte o le imposte sostitutive previste, mentre nel caso di ritenute applicate a titolo d'acconto o non previste dovrà effettuare le comunicazioni nominative all’Amministrazione finanziaria.