Attacco speculativo all'oro del 20 luglio, crollo del prezzo
La quotazione dell'oro è poco sopra 1100 dollari l'oncia già da tempo, come ben sa chi segue il mercato: una resistenza, una soglia psicologica che nel giro di pochi minuti è stata spezzata con un ribasso fino a 1088 dollari. Un'azione coordinata che presumibilmente è stata condotta dagli hedge funds cinesi più spregiudicati che hanno lavorato sulle piattaforme per il trading online, sempre attive, dando luogo a un blitz finanziario che potrebbe avere conseguenze anche in seguito. Il Bloomberg Commodity Index, uno dei più utilizzati, è sceso ai minimi da 13 anni, poi comunque il prezzo dell'oro è risalito a quota 1100 dollari.Gli effetti dell'attacco speculativo all'oro del 20 luglio 2015 sono evidenti: il 26 luglio il prezzo era ancora a 1098 $/oz. |
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Previsioni quotazioni oro: ribassi in vista
Il record storico di 1920.30 dollari l'oncia è ormai un ricordo del 2011: dopo circa tre anni di trend ribassista neanche la crisi in Grecia ha contribuito a risollevare il prezzo dell'oro. D'altra parte i mercati avevano già scommesso su una soluzione della crisi, poi va considerato anche il dollaro forte che in un anno ha guadagnato il 20%; in più, se davvero la Fed USA alzerà i tassi d'interesse nei prossimi mesi, ecco che l'oro continuerà a restare nel pantano.Al Comex i fondi hanno ridotto le posizioni nette lunghe (all’acquisto) sull’oro ai minimi dal 2006, quando la Cftc ha iniziato a pubblicare i dati. E gli Etf sono di nuovo oggetto di forti riscatti: solo venerdì il patrimonio è calato di 443,1 milioni di dollari, un record dal 2013.
Il fattore Cina è fondamentale: la Banca Centrale Cinese ha informato che le sue riserve auree sono a oltre 1600 tonnellate, al sesto posto dopo Usa, Germania, Fondo Monetario Internazionale, Italia e Francia, ma negli ultimi 5 anni ha comprato solo 604 tonnellate e la quota di oro sul totale delle riserve è scesa dall'1.85% all'1.65% in quanto sono cresciute a ritmi spaventosi le riserve valutarie (oltre 3000 miliardi di dollari). Negli Usa l’oro costituisce oltre il 70% delle riserve.
Insieme all'India, la Cina è ancora il primo paese al mondo come consumo di oro ed è il maggior produttore mondiale, anche perchè negli anni ha comprato diverse multinazionali del settore estrattivo. Ormai è chiaro che le grandi importazioni degli ultimi anni non sono servite a rafforzare le riserve auree ma a speculare per avere poi denaro liquido da reinvestire in Borsa, come l'attacco speculativo del 20 luglio ha dimostrato.
Le previsioni sulla quotazione dell'oro di Goldman Sachs indicano la permanenza del trend al ribasso, addirittura Jeffrey Currie, responsabile della ricerca sulle commodities, ha dichiarato di aspettarsi la rottura di quota 1.000 dollari, la prima volta dal 2009.
Alla luce delle prevalenti posizioni short di vari fondi d'investimento sul Comex e dei forti riscatti sugli Etf specializzati in oro, anche gli analisti di Société Générale e Abn Amro sono molto negativi
Un segnale che rafforza le tesi ribassiste per il prezzo dell'oro è il crollo ai minimi dal 2001 del Philadelphia Stock Exchange Gold and Silver Index, l'indice che misura l'andamento delle azioni delle 30 principali società minerarie mondiali (persi 19 miliardi in pochi giorni, prima e dopo l'attacco speculativo del 20 luglio). Da considerare anche l'enorme accumulo di debiti maturato negli ultimi anni di vacche grasse sul mercato dell'oro: dal 2005 al 2015 l'indebitamento delle prime 15 società estrattive è salito da 2 a oltre 31 miliardi, tutti per finanziare l'espansione e l'acquisizione di miniere per sfruttare il momento. Chiaro è che hanno drogato il mercato ed ora ne pagano le conseguenze, visto che non possono certo fermarsi dal produrre oro anche se i costi sono più alti dei guadagni, a 1200$/oz.